Mirco Monti racconta la sua Parigi-Roubaix.

“Regina delle Classiche”, conosciuta anche come “Inferno del Nord”, è una corsa divenuta iconica nell’immaginario degli appassionati sportivi.
Caratterizzata da durissimi tratti in pavé, la gara è insidiosa e imprevedibile, e mette a dura prova la resistenza dei corridori e dei mezzi meccanici. Il traguardo è fissato come da tradizione all’interno del suggestivo Velodromo di Roubaix. Protagonista in gara, ma non sul sellino, bensì dietro le quinte ci sarà anche quest’anno alla Parigi-Roubaix il Commissario di Gara comasco (di Cadorago) Mirco Monti. “Quella di quest'anno sarà la mia quarta
Parigi-Roubaix: due da Presidente di Giuria – precisa Monti - e due da Componente. La gara è una di quelle che hanno fatto la storia del ciclismo mondiale”. I preliminari della gara. “Si comincia a respirare una certa atmosfera già alle operazioni dell'ammissione in corsa dei corridori”. Che atmosfera c’è. “Anche il mattino della competizione, quando si raggiunge l’area riservata ai meccanici, si percepisce la tensione. I Commissari, anche se non espressamente richiesto, gettano uno sguardo sulle biciclette che verranno consegnate agli atleti, soprattutto perchè non si utilizzino materiali non approvati dai regolamenti UCI”.

Dei 27 tratti in pavè quale che verranno percorsi quale si ricorda meglio.
“Difficile dire quale è il tratto più suggestivo. Sicuramente la Foresta di Aremberg rappresenta il punto più conosciuto ed il trampolino di lancio per la prima grande scrematura. La corsa, fra i giganti rimasti, normalmente si scatena circa 50-60 Km dopo, all'altezza del settore di pavè d'Ochies. Ma indubbiamente, nè prima della Foresta nè dopo il tratto d'Orchies, hai tempo per pensare al fascino della gara. Anzi non ti accorgi nemmeno di essere in corsa perchè troppo preso a vedere e controllare. E' un peccato, ma "bruci tutto" inconsapevolmente, quando magari per altri il solo essere lì rappresenterebbe un appagamento senza fine”.

I momenti più difficili. “Una cosa fondamentale (purtroppo) sono le situazioni legate alle cadute, alle forature, agli incidenti meccanici, senza contare che le condizioni meteo a volte rappresentano una ulteriore incognita”. Vincerla conferma di avere delle qualità. “Per vincere la Parigi-Roubaix bisogna essere anche fortunati. Perciò qualche volta la vince anche un "non campionissimo" ed i distacchi che si registrano non hanno nulla da invidiare ai tapponi dei grandi giri”. Come la si vince. “La "Roubaix" si vince con la capacità di saper pedalare con elasticità, quasi accarezzando il pavè, correndo a volte più con la testa che non con le gambe, oltre evidentemente anche con la forza perchè la competizione risulta massacrante”.

Un aneddoto dopo queste quattro esperienze. “Dovessi scegliere un episodio particolare non avrei dubbi. Credo fosse nel ’96 (la mia prima Roubaix) e sulla pista del velodromo si presentò il trio Mapei (Museeuw-Bortolami-Tafi) e non ci fu volata. "Sembra" che l'ordine d'arrivo venne deciso a tavolino in quel caso”. Ecco: ma il pubblico è straordinario per presenza e partecipazione. “E’
l’atmosfera che generalmente si vive o vivono tutti gli spettatori assiepati lungo i vari tratti di pavè: tutti pronti a rialzare il corridore caduto, tutti pronti a tenere la bicicletta mentre il meccanico cambia la ruota, tutti pronti ad esultare indipendentemente dal corridore che passa”. Un episodio rimasto nel cuore. “Due anni or sono ero alla Parigi-Roubaix degli Juniores (stesso percorso dei professionisti negli ultimi 50-60 Km), quindi ho potuto vedere con calma la parte finale della "grande Roubaix". Mi è rimasto impresso lo scoramento, la malinconia degli abitanti di Roubaix al momento del passaggio della vettura scopa. Per loro significava la fine di una giornata vissuta all'insegna del puro entusiamo, con la rassegnazione e la mestizia di chi ha visto rompersi il più caro ed amato dei giochi. Anche questa è la Parigi- Roubaix”. Dopo questo incarico. “A fine aprile con il G.P. di Larciano e Giro di Toscana (designazione nazionale) – 13-16 giugno Les Boucles de La Mayenne
(Fra) designazione UCI. Dovrei essere anche ai Mondiali di Firenze in settembre”.

Servizio a cura di Giulio Mauri